Teatro

Addio a Edward Bond, autore ribelle e anticonformista

Edward Bond
Edward Bond

Si è spento a 89 anni Edward Bond, celebre drammaturgo inglese che firmò "Blow up" con Antonioni

Il drammaturgo britannico Edward Bond, uno dei più importanti autori e massimi teorici del teatro contemporaneo, è morto all’età di 89 anni lo scorso 3 marzo, all'Addenbrookes Hospital di Cambridge, dove era ricoverato. Con lui scompare una figura fondamentale della seconda metà del XX secolo, implacabile nel difendere il ruolo antropologico, politico e morale del teatro.

Drammaturgo, poeta, sceneggiatore e regista teatrale ha trasformato in maniera radicale il teatro moderno e ha sfidato le norme sociali; in attività fin dai primi anni Sessanta, ha scritto più di cinquanta opere rappresentate in tutto il mondo e numerosi saggi, ed ha collaborato alla sceneggiatura candidata all’Oscar del film "Blow Up" (1966) di Michelangelo Antonioni. 

Bond: autore autodidatta e ribelle

Edward Bond (1984)


Edward Bond appartiene alla generazione di drammaturghi alla base del rinascimento del teatro inglese, come lui figli della seconda guerra mondiale, della quale fanno parte John Osborne, Arnold Wesker e Harold Pinter.

Classe 1934, Edward Bond era nato ad Holloway, un quartiere operaio del nord di Londra, da una famiglia di origine contadina e il teatro non gli era stato proprio offerto in eredità. Lasciò la scuola a 15 anni, trovando in essa la prima forma di violenza sociale a cui era indispensabile ribellarsi, ma dimostrò fin da subito un talento per la scrittura e ebbe un’epifania che lo incoraggiò: una visita scolastica per vedere uno spettacolo di “Macbeth”.

 

Edward Bond


Racconta Bond in un’intervista nel 2003: “Poco dopo la guerra andai a vedere Macbeth con la mia classe. Non capivo niente, tutto accadeva in un universo molto lontano, eppure, per la prima volta, qualcuno mi parlava della mia vita. Fino ad allora nessuno mi aveva spiegato perché, durante la guerra, lassù, con i loro piccoli aerei, avevano sganciato bombe per ucciderci. E lì, Shakespeare mi parlava di questo…non direttamente, ma mi stava dicendo, a un livello molto profondo, cosa significava essere umani, con tutti i paradossi che ciò comporta. Per la prima volta ho trovato qualcosa di bello, emozionante e vivo: ho incontrato qualcuno che parlava dei miei problemi, della società che mi circondava. Nessun altro mi aveva detto nulla della mia vita, mai”.

Autodidatta come Harold Pinter e Tom Stoppard, regista dei suoi testi, Bond prestò per due anni servizio militare nell’esercito britannico, poi lavorò in fabbriche, magazzini e in un ufficio di assicurazioni mentre scriveva poesie, racconti e, soprattutto, opere teatrali.
Iniziò la sua carriera nei primi anni '60, entrando a far parte nel 1958 del Writer's Group, riunito presso il Royal Court Theatre sotto la direzione del regista William Gaskill.

Un teatro politico, tragico ed "estremo"

Il suo teatro ha due grandi riferimenti: da un lato, il teatro epico di Brecht, nella sua funzione politica, nell’idea di fondo di partecipazione attiva dello spettatore; dall’altro, la tragedia classica, per la sua radicalità, perché racconta vicende “estreme”.

Entrambi questi riferimenti si saldano dando vita ad un teatro fortemente politico, tragico e “estremo”. Bond, amava definirsi un “estremista”, diceva: “Il mio teatro è estremo come la vita”.
 

 "Saved" di Edward Bond (1984)


Esordì con The Pope's wedding (1962), una sorta di studio psicologico di un gruppo di giovani proletari della provincia inglese privi di ideali e di interessi. Seguì Saved (1965), una delle sue opere più controverse che suscitò scalpore e indignazione, ma ebbe un ruolo fondamentale nell’abolizione della censura teatrale nel Regno Unito e segnò un punto di svolta nel teatro britannico, consentendo maggiore libertà ed esplorazione di temi stimolanti.

Lo stile delle sue opere è eclettico: dall’essenziale realismo dei primi lavori al surrealismo dai toni farseschi di Early Morning (1968) - una feroce satira del moralismo vittoriano, alla parabola brechtiana di Narrow road to the deep North, alla rivisitazione shakespeariana in Lear (1971) in cui cerca di dimostrare come ogni società nata dalla violenza finisca inevitabilmente per ricreare gli stessi meccanismi della vecchia, e ancora alla tragedia greca in The Woman (1979), una rilettura della guerra di Troia da un punto di vista femminile. 
Ha scritto ancora: The sea (1973); Bingo (1973); The bundle (1978); The war plays (1985); The Hidden Plot: notes on theatre and the state (1999), una raccolta di scritti riguardanti il teatro e il significato della messa in scena. I suoi lavori furono sempre più stimati all’estero che in patria.

Edward Bond sul palco del Théâtre des Célestins (Lione, gennaio 2007)


Se i suoi primi lavori miravano “solo” a sconcertare, scuotere, indignare talvolta con immagini di disturbante violenza, provocando i veti della censura teatrale inglese, successivamente approdò a proporre soluzioni mediante l’adozione del marxismo.

Bond: "il figlio dei tempi bui"

Bond è stato uno degli autori più impegnati del teatro inglese contemporaneo, la cui opera si distingue per un profondo cinismo e un’ironia talvolta brutale, al limite della crudeltà: tende ad aggredire il pubblico, con una continua, accurata analisi delle iniquità e delle ingiustizie della società contemporanea e con una costante contestazione contro ogni forma di potere e di autoritarismo.
 

Edward Bond


Il lavoro di Bond ha spesso suscitato polemiche, sfidando sia il pubblico che le autorità con il suo contenuto provocatorio. Nonostante, o forse proprio a causa di ciò, le sue opere teatrali furono determinanti nello sfidare lo status quo e nel superare i confini dell’espressione teatrale
Conosciuto per la sua integrità e per la ricerca della verità attraverso il dramma, i contributi di Bond sono andati oltre il palcoscenico, sostenendo il ruolo essenziale del teatro nella democrazia. 

Autodefinitosi come “il figlio dei tempi bui”, ha definito il proprio scopo come “smascherare l’ingiustizia, affermare l’umanità e spingere le situazioni agli estremi per capire cosa sta succedendo nella nostra società”. Per lui, scrivere della violenza che considerava endemica in un mondo corrotto e corruttore era “tanto naturale quanto lo era per Jane Austen scrivere di buone maniere”.

Edward Bond (2019)


Bond una volta disse che la sua missione era quella di indurre il pubblico a confrontarsi con “la crisi della specie umana”
Il mondo del Teatro sarà decisamente più povero senza una voce potente e brutale come quella di Bond, la sua scomparsa segna la fine di un'era ma serve anche a ricordare il potere del teatro di provocare, sfidare e ispirare.